“OTTO”, IL BAMBINO IN VETRORESINA CHE GIOCA AI VIDEOGAME DAVANTI SCUOLA
L'artista Giovanni Da Monreale: ``Così si riflette sui mondi virtuali di cui siamo prigionieri``
Sguardo assorto su un videogame, spalle appoggiate al muro, cappuccio della felpa abbassato sulla testa. Da lontano si direbbe un bambino in carne e ossa, da vicino la sagoma in vetroresina svela l’inganno. Quel ragazzino con gli occhi incollati allo schermo che da domenica 12 aprile staziona davanti la scuola “Federzoni” di Bologna si chiama Otto, come i suoi anni, ed è una creazione di Giovanni Da Monreale, 34 anni, urban artist, che gli ha dato la vita modellando la creta e curvando il ferro.
“È il mio omaggio alla città e alla comunità. “8” è uno specchio in cui tutti possono guardarsi. Sempre più persone vivono in un mondo virtuale con smartphone e videogiochi. Quest’opera è un monito a riflettere sulla tendenza, dilagante nella nostra società, a vivere una vita parallela sui nostri dispositivi elettronici”, racconta ad Huffington Post Giovanni, di origini siciliane, trapiantato a Pietrasanta da dieci anni. ” I più vulnerabili, in questo senso, sono proprio i bambini, ma la responsabilità è degli adulti, che devono vigilare su di loro e aiutarli”.
Così al recupero sociale ci pensa l’urban art, che non è fatta solo di bombolette e stencil, ma anche di sculture e installazioni come “8”, segnalatori-avamposti contro il degrado. “Bologna è la terza tappa di un progetto avviato due anni fa a Pietrasanta e a Lucca che intende porre l’attenzione sulle scuole primarie fatiscenti. Ho scelto le scuole Federzoni per questo motivo” spiega Giovanni. Per individuare il luogo in cui effettuare il blitz con le opere – disegnate e realizzate in sintonia con l’ambiente che le ospiterà – lo scultore ricorre alle mappe di Google Maps per una prima ricognizione del territorio. Segue un sopralluogo tecnico e, infine, l’installazione delle sculture con trapano e bulloni, aiutato da un’equipe di collaboratori.
“Le mie creazioni emanano una forte energia, di giorno e di notte. In genere la gente ne è molto attratta e mi ringrazia per le opere che dono alla comunità. Anche se lungaggini e complicazioni burocratiche mi spingono a non chiedere autorizzazioni ai Comuni per le installazioni, il mio obiettivo è quello di avviare collaborazioni con gli enti locali per combattere le aree di degrado. Anche a Bologna ho lasciato un messaggio in segreteria al Comune, spero di essere ricontattato”.
Oltre al bambino “Otto”, della famiglia del giovane artista fanno parte anche “Games”, un ragazzino di undici anni intento a giocare con un videogame alla fermata degli autobus a Pietrasanta, e “Quindici”, l’adolescente alle prese con lo smartphone che sarebbe dovuta finire a Bologna, prima che l’intervento dei vigili urbani facesse desistere l’artista, almeno per il momento.
“Ho intenzione di realizzare opere simili salendo via via con l’età, fino ad arrivare agli adulti” – illustra l’artista – “Per i prossimi blitz ho già in mente alcune città, ma non svelo mai le mie tappe in anticipo. In prospettiva, vorrei “battezzare” con le mie opere tutte le regioni d’Italia e poi, chissà, varcare i confini nazionali per recuperare periferie e zone dismesse. L’arte deve uscire dai musei ed essere fruibile a tutti. In nome della bellezza, sempre” ..